Serve ancora il nucleare?

In Italia il nucleare è ancora un tabù. Dopo il referendum del 1987, sull’onda emotiva di Chernobyl, abbiamo spento tutto, convinti che fosse pericoloso e inutile. Ma da allora il mondo è cambiato. Oggi la crisi climatica è reale, i prezzi dell’energia sono instabili, e le fonti fossili sono ormai insostenibili.

Le rinnovabili sono state una risposta necessaria e virtuosa, ma non sono perfette. Il fotovoltaico funziona solo col sole, l’eolico solo col vento. Quando il meteo non collabora, serve energia da altre fonti. Per questo abbiamo bisogno di un sistema più solido e integrato.

Anche le rinnovabili hanno un impatto ambientale: pannelli che consumano suolo agricolo, pale eoliche che alterano il paesaggio e disturbano la fauna. Inoltre, produrre energia solo quando è disponibile, e non quando serve davvero, è un limite strutturale.

Il nucleare moderno, invece, è molto più sicuro. I reattori di nuova generazione producono meno scorie e hanno sistemi di sicurezza avanzati. Inoltre, il nucleare ha una delle più basse mortalità per unità di energia prodotta. Non inquina l’aria, funziona 24 ore su 24 e può dare continuità alla produzione.

Nel frattempo, noi italiani continuiamo a dire “no”, ma importiamo energia nucleare da Francia e Svizzera. È una contraddizione evidente. Il punto non è scegliere tra nucleare o rinnovabili: la vera scelta è tra ideologia e razionalità.

Le rinnovabili e il nucleare possono convivere. Non dobbiamo opporli, ma integrarli. Serve una discussione seria, informata, lontana dai vecchi slogan. Nessuna fonte è perfetta, ma alcune – insieme – possono davvero fare la differenza.

E i rischi? Non si possono ignorare, ma vanno messi in prospettiva. Anche l’energia idroelettrica può causare disastri. Anche le dighe possono crollare. Nessuna tecnologia è esente da problemi. Ma se il rischio è ben gestito, il beneficio può essere enorme.

Nel mondo ci sono decine di centrali sicure, operative da decenni. E intanto la ricerca sta facendo passi avanti: piccoli reattori modulari, fusione nucleare, sistemi a ciclo chiuso. Il futuro non è fermo agli anni ’80.

Il nostro Paese ha perso treni importanti. Ma possiamo ancora risalire. Possiamo investire nella ricerca, nella formazione, nella sicurezza. Possiamo diventare protagonisti di una nuova fase energetica, se smettiamo di avere paura delle parole.

La domanda non è più: “Vogliamo il nucleare o no?”
La domanda è: “Vogliamo energia sicura, pulita, stabile e nostra, o vogliamo continuare a importarla dagli altri, chiudendo gli occhi?”

Pensiamoci.
E soprattutto: parliamone, senza ideologie.

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