L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha appena approvato un accordo internazionale pensato per migliorare la capacità dei Paesi di rispondere in modo coordinato e tempestivo a future pandemie.
L’obiettivo è quello di evitare gli errori del passato, garantendo che, in caso di nuove emergenze sanitarie, gli Stati possano condividere informazioni, risorse e strategie in modo rapido, trasparente ed efficace.
A favore dell’accordo hanno votato ben 124 Paesi, riconoscendo l’importanza di una visione globale e cooperativa della salute pubblica.
Tra chi ha scelto di non sostenere il testo, astenendosi, compaiono nomi noti per le loro posizioni ostili alla cooperazione internazionale: Russia, Iran, Giamaica, Paraguay, Guatemala. E, sorprendentemente, anche l’Italia.
Un’astensione che lascia sinceramente perplessi, soprattutto alla luce di ciò che l’Italia ha vissuto durante la pandemia da Covid-19.
Siamo stati tra i primi Paesi europei a essere travolti dal virus, quando ancora si sapeva poco o nulla di quello che stava accadendo. Le immagini delle città vuote, degli ospedali pieni, del personale sanitario stremato, dei camion militari a Bergamo sono ancora impresse nella nostra memoria collettiva.
Abbiamo vissuto mesi di paura, solitudine e sacrifici enormi. Abbiamo chiesto responsabilità ai cittadini, fiducia nella scienza e solidarietà sociale. E in molti hanno risposto con grande dignità.
Proprio per questo, oggi, l’idea di vedere l’Italia tra i Paesi che si sono tirati indietro da un accordo che punta a rafforzare la prevenzione e la gestione delle crisi sanitarie globali, fa riflettere.
L’accordo non è perfetto, certo. Nessun testo negoziato tra decine di governi lo è. Ma rappresenta un passo concreto verso un mondo più preparato, più unito, più capace di reagire senza improvvisare.
Non si tratta di rinunciare alla sovranità nazionale, ma di riconoscere che la salute è una questione globale, e che da soli, semplicemente, non si va lontano.
L’Italia ha competenze scientifiche, istituzioni solide e una rete sanitaria che, nonostante le difficoltà, ha dimostrato valore e resilienza.
Abbiamo tutto per essere protagonisti, non comparse. Per guidare la cooperazione, non per tirarcene fuori.
Eppure, ci troviamo allineati a Paesi che da tempo remano contro ogni forma di accordo multilaterale in campo sanitario.
Forse qualcuno ha già dimenticato cosa abbiamo passato.
Forse si crede, erroneamente, che una nuova pandemia non possa accadere di nuovo, o che, se accadesse, la si possa affrontare da soli.
Ma senza collaborazione e senza memoria, si rischia solo di essere, ancora una volta, impreparati.
E la prossima volta, potremmo non essere così fortunati.