La finale di Champions League 2025 si è giocata a Monaco di Baviera, ma sembrava si fosse disputata in un altro pianeta, tanto è stata la differenza in campo. Non per la lotta, non per l’equilibrio, non per un finale al cardiopalma. Ma per l’impressionante dimostrazione di forza che il Paris Saint-Germain ha offerto al mondo intero.
PSG 5 – Inter 0.
Un risultato che parla da solo, ma che racconta solo una parte della verità. Perché in Germania è successo qualcosa di più profondo: una squadra è esplosa in tutta la sua grandezza, l’altra si è dissolta sotto la pressione.
Ci aspettavamo una battaglia. L’Inter, ultima italiana rimasta, portava sulle spalle le speranze di un paese intero. Aveva attraversato un percorso europeo da protagonista, con grinta, gioco e personalità. Ma al momento decisivo, è stata spazzata via.
Il Paris Saint-Germain, invece, ha giocato la partita perfetta. Non solo tecnica, non solo talento. Ma fame. Coesione. Intelligenza tattica. Una squadra che correva, ragionava, si muoveva come un unico organismo. Sembravano spinti da una forza invisibile, come se ogni singolo giocatore avesse in corpo qualcosa di più di energia: una missione.
Luis Enrique ha orchestrato un capolavoro. Ha preso un club troppo spesso accusato di essere solo una collezione di stelle e lo ha trasformato in una sinfonia compatta, spietata, meravigliosa da vedere. Il calcio del PSG è stato tutto: bello, efficace, verticale, creativo, dominante.
E l’Inter? L’Inter non c’era. Non è mai riuscita a entrare in partita. Ha subito. Ha rincorso. Ha annaspato. Quello che doveva essere un sogno si è tramutato in un incubo lungo 90 minuti. Nessun protagonista, nessun guizzo, nessuna scintilla. Solo vuoto.
Eppure, non è giusto cancellare tutto. L’Inter è arrivata lì con merito, ha costruito un’identità, ha fatto sognare. Ma le finali non perdonano. E questa finale, in particolare, ha mostrato cosa significa essere pronti a vincere. Il PSG lo era. L’Inter, no.
Non capita spesso di vedere una squadra compiere la propria metamorfosi davanti agli occhi di milioni di persone. Il PSG l’ha fatto. Da eterno incompiuto a gigante europeo. Da potenza economica a potenza sportiva.
Ha fatto ciò che in tanti, per anni, gli avevano chiesto: ha unito talento e anima.
Questa vittoria è molto più di una coppa. È una rinascita. È la consacrazione di un gruppo. È il giorno in cui Parigi è diventata capitale anche del calcio.
Per l’Italia, resta il rammarico. Per l’Inter, resta la delusione. Ma anche queste sconfitte servono, a volte. Servono per capire cosa manca. Per ripartire. Per crescere.
Ma oggi, il palcoscenico appartiene al PSG.
Oggi è il giorno in cui il Paris Saint-Germain non ha solo vinto la Champions League.
L’ha dominata. L’ha celebrata. L’ha riscritta.
E in questa notte di calcio totale, mentre l’Inter svaniva nell’ombra,
la Champions ha parlato francese.