Non siamo sostenitori di Giorgia Meloni. Non condividiamo molte delle sue scelte politiche, né ci riconosciamo nella linea del suo governo. In democrazia è legittimo dissentire, protestare, esprimere critiche anche dure. È parte del gioco delle idee, del confronto tra visioni del mondo diverse.
Ma ci sono confini che non possono e non devono mai essere superati. Quando la polemica politica diventa odio personale, quando nel mirino finiscono i figli di chi governa, allora non siamo più nel terreno del dibattito democratico: siamo davanti a un fallimento umano e civile.
Le minacce rivolte alla figlia di Giorgia Meloni sono un gesto ignobile. Un atto vile e inaccettabile che non ha nulla a che vedere con la politica. Colpire una bambina per ferire sua madre è un segnale di quanto il clima si stia degradando.
È un atto che offende tutti, indipendentemente dalle idee o dal voto. Perché ogni bambino ha diritto a essere lasciato fuori dal fango della lotta politica.
E sia chiaro: questo non è buonismo. Disprezziamo il buonismo, che spesso si limita a una facciata ipocrita, priva di responsabilità e coerenza. Il nostro è semplice e profondo senso civico. È l’idea che ci siano valori non negoziabili, che vanno difesi sempre, anche quando tocca farlo verso chi non stimiamo politicamente.
In un momento storico segnato dalla polarizzazione, dalla rabbia sociale e dal bisogno continuo di un nemico da colpire, è urgente fermarsi e riflettere. Perché un Paese civile si misura non solo da come tratta chi è d’accordo, ma anche – e soprattutto – da come tratta chi la pensa diversamente.
Oggi, con lucidità e senza ambiguità, vogliamo dire che esprimiamo la nostra piena e sincera solidarietà a Giorgia Meloni e a sua figlia. Perché prima di tutto siamo esseri umani. E un attacco a una bambina è un attacco alla nostra stessa umanità.
Le critiche alla politica si fanno con le parole, con le idee, con l’impegno. Non con la violenza, non con le minacce, non con la paura.
📎 Ecco la notizia riportata da ANSA:
🔗 Minacce a figlia di Meloni, premier denuncia “clima malato”