Né questo governo, né quell’accordo

La notizia riportata da Il Foglio su un possibile “patto Schlein-Conte” – con Elly Schlein candidata a Palazzo Chigi e Giuseppe Conte destinato alla presidenza del Senato o alla Farnesina – apre uno scenario che, francamente, non ci fa dormire sonni tranquilli.

Per chi crede nei valori liberaldemocratici – nella libertà individuale, nella responsabilità, nella crescita sostenibile e nella giustizia sociale fondata sul pragmatismo, non sull’ideologia – oggi è difficile sentirsi rappresentato.

L’attuale governo Meloni non ci convince . Ma neppure l’ipotesi di un ritorno al binomio Pd-M5s – già sperimentato in passato con risultati deludenti – rappresenta un’alternativa credibile. Un’alleanza basata su equilibri tattici e visioni distanti rischia solo di riproporre vecchi schemi populisti, questa volta rivestiti da una patina progressista.

Se queste sono le uniche opzioni sul tavolo, è comprensibile che cresca il disincanto. Ma rassegnarsi sarebbe un errore.

Proprio questo scenario rende ancora più urgente la costruzione di un’alternativa liberaldemocratica ai populismi di destra e di sinistra. Non una “terza via”, ma una prima scelta. Una forza politica capace di rappresentare chi crea valore, chi crede in politiche ambientali serie e non ideologiche, chi guarda all’Europa come orizzonte naturale, chi non cerca slogan ma soluzioni.

È il momento di alzare la voce. Di uscire dalla polarizzazione sterile. E di lavorare con determinazione per un progetto nuovo, diverso, che metta al centro le persone, non gli apparati. Le idee, non le etichette.

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