Il ritorno di Adam Smith: cosa penserebbe del Partito Liberaldemocratico?

Immaginate di poter riportare in vita Adam Smith, il padre della moderna economia di mercato, e metterlo di fronte al Partito Liberaldemocratico, fondato a Roma l’8 marzo 2025. Un pensiero che suscita non poca curiosità, considerando che Smith ha scritto le sue opere principali oltre due secoli fa, ma le sue idee continuano a influenzare la politica e l’economia odierna.

Se Smith dovesse osservare l’approccio del partito al liberalismo, probabilmente noterebbe alcuni punti che gli sarebbero familiari: il sostegno al libero mercato, l’importanza della libertà individuale e la promozione di un’economia regolata che tuteli i più deboli. Tuttavia, se fosse sincero, non potrebbe fare a meno di un sorriso ironico, pensando a quanto le sue teorie siano state travisate, semplificate o, nel peggiore dei casi, distorte.

Nel suo celebre lavoro La Ricchezza delle Nazioni, Smith difendeva il libero mercato come il miglior meccanismo per garantire la prosperità, ma non in modo cieco o indiscriminato. Egli comprendeva che la competizione doveva essere bilanciata con valori etici e norme morali. In altre parole, il mercato da solo non sarebbe mai bastato. Per funzionare davvero, Smith avrebbe insistito sulla necessità di un “mercato etico” in cui i comportamenti egoistici fossero compensati da un impegno verso il bene comune.

Ecco perché, se il Partito Liberaldemocratico si impegna a coniugare il liberalismo con una forte attenzione ai diritti umani, alla giustizia sociale e alla tutela dell’ambiente, probabilmente guadagnerebbe l’approvazione di Smith. Ma sarebbe anche severo nei confronti di chi usasse il termine “liberalismo” come giustificazione per politiche che favoriscano i potenti a scapito dei più vulnerabili.

Smith avrebbe visto nel partito un’opportunità per applicare concretamente la sua visione di un liberalismo equilibrato, che riconosce la libertà economica come un diritto fondamentale, ma non dimentica che la vera prosperità si costruisce solo quando il mercato è al servizio della società e non viceversa.

In conclusione, se Smith fosse tra noi oggi, probabilmente vedrebbe il Partito Liberaldemocratico come un tentativo interessante di rinnovare il liberalismo nel contesto attuale, con un occhio di riguardo per la giustizia sociale e l’equità. Ma, con il suo sguardo critico, non esiterebbe a ricordarci che la mano invisibile del mercato funziona meglio quando non è solitaria, ma affiancata dalla responsabilità sociale e dalla solidarietà.

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