Non tutte le magliette sono uguali. Alcune servono semplicemente a vestirsi, a comunicare uno stile, a mimetizzarsi nella folla. Altre, invece, fanno l’opposto: gridano un messaggio, esprimono una posizione, dichiarano apertamente un modo di vedere il mondo. È il caso di quella maglietta gialla con la scritta bianca “Less Marx, More Mises”. A prima vista sembra una semplice provocazione, ma in realtà è molto di più: è una sintesi brutale di due visioni dell’economia, della politica e, in fondo, della società.
Per capire il significato profondo di questa frase bisogna conoscere i due protagonisti evocati: Karl Marx e Ludwig von Mises. Il primo è ben noto anche a chi non ha mai letto una riga di filosofia o di economia: Marx è il teorico del comunismo, il critico più radicale del capitalismo, il profeta della lotta di classe. Il secondo, Mises, è invece un nome meno presente nei dibattiti quotidiani ma fondamentale per chi si interessa di libertà economica e individuale: economista della Scuola Austriaca, Mises ha dedicato la sua vita a difendere il libero mercato, la proprietà privata e il valore delle scelte individuali contro ogni forma di pianificazione statale.
Quando indossi quella maglietta, non stai solo esprimendo un gusto estetico o un’idea simpatica. Stai dicendo qualcosa di preciso: che credi nel potere dell’individuo, nella responsabilità personale, nell’efficienza degli scambi liberi e volontari. E stai prendendo le distanze da un’idea di società fondata sul collettivismo, sul controllo centrale, sull’illusione che l’uguaglianza imposta dall’alto possa funzionare meglio della diversità prodotta dalla libertà.
Ovviamente il messaggio è forte, netto, divisivo. Non tutti saranno d’accordo, e va benissimo così. Una buona idea non ha bisogno di consenso immediato: ha bisogno di spazio per essere ascoltata e discussa. Questa frase – “Less Marx, More Mises” – è una scintilla. Può accendere una conversazione, un dibattito, una riflessione. Magari anche solo un dubbio. Ma è proprio da lì che nascono i cambiamenti: dal momento in cui qualcuno, per caso o per curiosità, si ferma a chiedersi cosa voglia dire quella scritta.
In un tempo in cui spesso si evita di prendere posizione, in cui ci si nasconde dietro il politicamente corretto o l’indifferenza, una maglietta così rappresenta una forma di coraggio. Dire “meno Marx” non significa ignorare le ingiustizie sociali, ma rifiutare le soluzioni sbagliate. Dire “più Mises” non significa idolatrare il denaro, ma credere che la libertà economica sia una condizione fondamentale per la dignità umana.
La forza di quella frase sta nella sua semplicità: in sole quattro parole riesce a racchiudere secoli di pensiero, a mettere a confronto due visioni del mondo, a spingerti a scegliere da che parte vuoi stare. E non è detto che tu debba scegliere subito o in modo definitivo. Ma se quella maglietta ti fa venire voglia di leggere, di approfondire, di capire meglio chi era Mises e perché ancora oggi il suo pensiero è così attuale, allora ha già fatto il suo dovere.
Perché in fondo, in un’epoca in cui tutto corre veloce e le opinioni si consumano sui social in pochi secondi, avere il coraggio di indossare un’idea è forse uno degli atti più ribelli – e più umani – che ci siano.